IL FONDATORE DELL’
A.S.D. JUDO O.K. AREZZO
GIUSEPPE busia
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Giuseppe Busia nasce a Fonni (NU), un paese sperduto della Barbagia, il 17 marzo del 1935. Da giovanissimo inizia a frequentare la nobile arte del Pugilato, alternando il duro lavoro per la sussistenza della sua numerosa e umile famiglia, agli ancora più duri allenamenti a cui il vecchio maestro (di scuola oltre che di pugilato) Piero Merche sottoponeva alcuni giovani del paese, nelle ore serali, in un piccolissimo e malconcio sottoscala. Giuseppe, magrissimo ma grintosissimo, ottiene subito ottimi risultati nei combattimenti che si svolgevano nelle feste paesane, e quando nel ‘56 si arruola nell’Arma dei Carabinieri, riesce subito a vincere le selezioni per entrare a far parte del centro sportivo di Roma. Qui, sotto la guida dell’allora maestro Ettore Proietti, inizia ad allenarsi veramente sul serio. Per un ragazzo delle sue umili origini, anche il più duro degli allenamenti di pugilato diventa una piacevole passeggiata, e quindi non passa molto tempo che fioccano anche i risultati di spessore, che culminano nella conquista della medaglia d’oro al Campionato Italiano Militare del 1957 a Palermo. Gli incontri e le vittorie si susseguono anche negli anni seguenti, ma quando Giuseppe frequenta nel ’60 un corso per diventare istruttore di difesa personale dell’Arma, rimane subito colpito da qualcosa che diventerà uno dei più grandi amori della sua vita: il Judo. Il passaggio vero e proprio dalla “nobile arte” all’”arte marziale” avviene però un po’ più tardi, nel 1962, quando sempre nel Centro Sportivo dei Carabinieri, Giuseppe decide di lasciare il pugilato e dedicarsi a tempo pieno al Judo (spinto pure, diciamolo, da quella che poi nel ’66 diventerà sua moglie, e che premeva insistentemente perché il suo futuro marito lasciasse il pugilato prima di rompersi quel suo bel nasino). E sboccia subito la passione. Infatti, Giuseppe si distingue anche in questa disciplina per grinta e capacità, e non tardano ad arrivare di nuovo risultati prestigiosi. Nonostante l’età non più giovanissima, a cavallo tra il ‘66 e il ’70 arrivano addirittura due medaglie ai Campionati Italiani Militari: e precisamente una d’oro (Milano) e una di bronzo (Bari); quest’ultima, conquistata in quella che sarà poi la sua ultima gara, ancora più importante perché arrivata nonostante una spalla lussata due giorni prima in allenamento.
Una volta lasciato il Centro Sportivo per limiti di età, Giuseppe viene trasferito ad Arezzo, ma anche qui, nel poco tempo libero a disposizione, non riesce a fare a meno del Judo, e con un gruppo di amici continua ad allenarsi in un piccolo “tatami”, sempre però con la grinta e la voglia di un tempo. Nel 1973, insieme con alcuni di questi compagni di passione, decide finalmente di dar vita ad un sogno, e fondare una Società di Judo vera e propria: nasce così il “Judo O.K. Arezzo”, di cui lui sarà ininterrottamente il Vicepresidente factotum fino ai giorni d’oggi. Piano piano, la società di Judo aretina crebbe sia nel numero dei tesserati, sia nella qualità dei risultati, e mentre si alternavano negli anni sia i dirigenti che i tecnici, Giuseppe manteneva sempre alto il suo impegno di dirigente sacrificando molto spesso il suo tempo libero per i “suoi ragazzi”. E proprio tale passione ha fatto si che Giuseppe fosse molto spesso presente anche sul tatami, con il suo Judogi, a prodigarsi non solo come dirigente, ma pure come profondo conoscitore tecnico di questa disciplina sportiva, dispensando consigli e incoraggiamenti agli atleti aretini che, specie negli ultimi anni diventavano sempre più forti e vincenti. Ma è soprattutto con i bambini però che il “Vecchio Combattente” ha sempre dato il meglio di se, e tuttora, alla tenera età di 90 anni, chi dovesse capitare sul tatami di allenamento del Judo O.K. Arezzo, può vederlo seduto nella sua scrivania, con pazienza e amore sempre accanto ai suoi ragazzi, sempre pronto a consigliare, scherzare, ma anche riprendere con il suo cipiglio bonario chi non rispetta quelle regole (qualche volta anche severe!) che per lui sono state sempre regole di vita, quelle del Judo.
Per questo motivo i genitori dei ragazzi che frequentano la palestra aretina, sono contenti della sua presenza saggia, esperta e rassicurante in Palestra, ed anche i tecnici della Società ne traggono conforto e vantaggio.
Dal 1973 ad oggi, Giuseppe ha fornito, senza lesinare sforzi, il suo continuo apporto allo sviluppo e al miglioramento del Judo O.K. Arezzo, e gli si deve anche riconoscere il merito di essere il vero e proprio “padre fondatore” di tutto il movimento judoistica nella città di Arezzo.
E’ quindi d’obbligo un profondo e sentito ringraziamento da parte di tutti coloro che amano il Judo (ma non solo!), nei confronti di questo splendido e vitale novantenne, che è riuscito negli anni a trasmettere la sua passione e fare amare a molti giovani lo sport e i suoi valori, contribuendo alla loro crescita sana e alla loro educazione.













LETTERA al maestro
“Caro Maestro, eccomi qui, dopo tanti anni passati assieme, mi sento di scriverti questa lettera, per dirti alcune cose che spesso non si dicono, e per festeggiare insieme a te questo grande traguardo, questo tuo 88esimo compleanno.
Non mi riconosci? Sono il tuo allievo......si proprio io, quello che hai aiutato a crescere, quello che hai allenato per tanti anni, quello che hai brontolato, quello che hai incoraggiato, quello che hai fatto diventare uomo, da bambino che ero quando ho messo per la prima volta piede sul nostro Tatami, il Tatami della Palestra che tu hai creato, e che per tutti noi è diventata una seconda famiglia.
Ecco, ti volevo ringraziare proprio di questo, di questa seconda famiglia che ci hai donato, del punto di riferimento che ci hai dato, per farci crescere insieme condividendo gioie, sacrifici, dolori, emozioni, vittorie e sconfitte. In questa palestra ho vissuto una parte importante del mio percorso di crescita, ho imparato a comportarmi, ho compreso il rispetto, ho imparato a rialzarmi dopo essere caduto, ho imparato a non arrendermi mai, ho imparato ad accettare anche le brontolate, le critiche, ho scoperto i miei limiti, e grazie a te mi sono impegnato a superarli. Ho avuto fiducia in te, e tu hai avuto fiducia in me, e questo è un bene incalcolabile, per questo ho lottato con tutte le mie forze per meritarmi questa fiducia, e renderti fiero.
Sai Maestro, ogni volta che mi hai portato a combattere, mi sono sentito un guerriero, un supereroe, sicuro con te accanto, che mi davi forza e fiducia, e ho combattuto, non mi sono mai arreso, ho cercato di vincere per te, e per la nostra palestra, perché mi sono sentito parte di una cosa importante, e che mi faceva sentire importante.
Quando sento dire che lo sport deve essere una palestra di vita, io penso a te Maestro, alla nostra Palestra, e mi sento fortunato; io qui ho conosciuto amicizie importanti, che ancora conservo gelosamente, ho amato, ho sofferto, ho gioito..... in una parola sola, HO VISSUTO. E quando stavo andando fuori strada Maestro, tu mi hai ripreso per mano e mi hai rimesso nella giusta carreggiata. Non ti dico che tu non abbia mai sbagliato, non ti dico che non ci siano stati scontri, attriti e incomprensioni.... ma in quale famiglia non ci sono?
E ora che sono cresciuto, caro Maestro, è proprio qui che ho voluto portare mio figlio, perché anche lui possa crescere con i valori che ci hai insegnato tu; c’è bisogno di Maestri che, come tu hai fatto per una vita, aiutino i genitori a crescere i propri figli con principi forti e sani. C’è bisogno di “seconde famiglie” dove sentirsi al sicuro, dove poter star bene insieme, dove crescere e anche sbagliare, ma sempre aiutati e capiti.
Maestro, guardati intorno, guarda quante persone come me sono qui per festeggiarti.
Solo questo dovrebbe bastare a farti capire quanto sei stato, quanto sei ancora importante per tutti noi, quante persone ti vogliono bene per quello che hai dato e per quello che dai. Non è una cosa così comune, e di questo vanne fiero Maestro.
So che vorresti ancora sentirti come quando eri più giovane e forte, so che ti senti non più utile come lo eri prima, ma se mi permetti Maestro, è proprio qui che ti sbagli; perché per me, anzi per tutti noi, l’averti qui, seduto in quel tuo banco, giorno dopo giorno, a guardarci, a darci un consiglio, a brontolarci, a incoraggiarci con la tua presenza, a farci sentire importanti perché tu sei ancora qui per noi, per i tuoi allievi, per la tua Palestra, è un valore aggiunto, è un dono prezioso, a cui noi ci attacchiamo, e a cui però anche tu devi dare importanza, la giusta importanza.
Auguri Maestro, tu mi hai insegnato cosa vuol dire amare una cosa più di te stesso, essere sempre presente, essere fedele ad una idea, e portarla avanti ad ogni costo. I tuoi insegnamenti me li sono ritrovati nella vita fuori di qui, e molte cose che mi hai insegnato, non le ho capite subito, bensì più avanti nel tempo, e mi sono tornate davvero utili; e di questo non posso che ringraziarti ed esserti riconoscente per sempre.
Auguri Maestro, sei stato, sei e sarai sempre il mio Maestro. ”